Cola Pesce
La leggenda di Cola Pesce è una leggenda diffusa nell'Italia Meridionale in diverse versioni. Di seguito troverete la versione trascritta da Italo Calvino nella sua raccolta Fiabe Italiane
Una volta a Messina c'era una madre che
aveva un figlio a nome Cola, che se ne stava a bagno nel mare mattina e sera.
La madre a chiamarlo dalla riva: - Cola! Cola! Vieni a terra, che fai? Non sei
mica un pesce?
E
lui, a nuotare sempre più lontano. Alla povera madre veniva il torcibudella, a
furia di gridare. Un giorno, la fece gridare tanto che la poveretta, quando non
ne poté più di gridare, gli mandò una maledizione: - Cola! Che tu possa
diventare un pesce!
Si
vede che quel giorno le porte del Cielo erano aperte, e la maledizione della
madre andò a segno: in un momento, Cola diventò mezzo uomo mezzo pesce, con le
dita palmate come un'anatra e la gola da rana. In terra Cola non ci tornò più e
la madre se ne disperò tanto che dopo poco tempo morì.
La
voce che nel mare di Messina c'era uno mezzo uomo e mezzo pesce arrivò fino al
Re; e il Re ordinò a tutti i marinai che chi vedeva Cola Pesce gli dicesse che
il Re gli voleva parlare.
Un
giorno, un marinaio, andando in barca al largo, se lo vide passare vicino
nuotando. - Cola! - gli disse. - C'è il Re di Messina che ti vuole parlare!
E
Cola Pesce subito nuotò verso il palazzo del Re.
Il
Re, al vederlo, gli fece buon viso. - Cola Pesce, - gli disse, - tu che sei
così bravo nuotatore, dovresti fare un giro tutt'intorno alla Sicilia, e
sapermi dire dov'è il mare più fondo e cosa ci si vede!
Cola
Pesce ubbidì e si mise a nuotare tutt'intorno alla Sicilia. Dopo un poco di
tempo fu di ritorno. Raccontò che in fondo al mare aveva visto montagne, valli,
caverne e pesci di tutte le specie, ma aveva avuto paura solo passando dal
Faro, perché lì non era riuscito a trovare il fondo.
- E
allora Messina su cos'è fabbricata? - chiese il Re. - Devi scendere giù a
vedere dove poggia.
Cola
si tuffò e stette sott'acqua un giorno intero. Poi ritornò a galla e disse al
Re: - Messina è fabbricata su uno scoglio, e questo scoglio poggia su tre
colonne: una sana, una scheggiata e una rotta.
O
Messina, Messina / Un dì sarai meschina!
Il
Re restò assai stupito, e volle portarsi Cola Pesce a Napoli per vedere il
fondo dei vulcani. Cola scese giù e poi raccontò che aveva trovato prima
l'acqua fredda, poi l'acqua calda e in certi punti c'erano anche sorgenti
d'acqua dolce. Il Re non ci voleva credere e allora Cola si fece dare due
bottiglie e gliene andò a riempire una d'acqua calda e una d'acqua dolce.
Ma
il Re aveva quel pensiero che non gli dava pace, che al Capo del Faro il mare
era senza fondo. Riportò Cola Pesce a Messina e gli disse: - Cola, devi dirmi
quant'è profondo il mare qui al Faro, più o meno.
Cola
calò giù e ci stette due giorni, e quando tornò su disse che il fondo non
l'aveva visto, perché c'era una colonna di fumo che usciva da sotto uno scoglio
e intorbidava l'acqua.
Il
Re, che non ne poteva più dalla curiosità, disse: - Gettati dalla cima della
Torre del Faro.
La
Torre era proprio sulla punta del capo e nei tempi andati ci stava uno di
guardia, e quando c'era la corrente che tirava suonava una tromba e issava una
bandiera per avvisare i bastimenti che passassero al largo. Cola Pesce si tuffò
di lassù in cima. Il Re aspettò un giorno, ne aspettò due, ne aspettò tre, ma
Cola non si rivedeva. Finalmente venne fuori, ma era pallido come un morto.
-
Che c'è, Cola? - chiese il Re.
-
C'è che sono morto di spavento, - disse Cola. - Ho visto un pesce, che solo
nella bocca poteva entrarci intero un bastimento! Per non farmi inghiottire mi
son dovuto nascondere dietro una delle tre colonne che reggono Messina!
Il
Re stette a sentire a bocca aperta; ma quella maledetta curiosità di sapere
quant'era profondo il Faro non gli era passata. E Cola: - No, Maestà, non mi
tuffo più, ho paura.
Visto
che non riusciva a convincerlo, il Re si levò la corona dal capo, tutta piena
di pietre preziose che abbagliavano lo sguardo, e la buttò in mare. - Va' a
prenderla, Cola!
-
Cos'avete fatto, Maestà? La corona del Regno!
-
Una corona che non ce n'è altra al mondo, - disse il Re. - Cola, devi andarla a
prendere!
-
Se così volete, Maestà, - disse Cola, - scenderò. Ma il cuore mi dice che non
tornerò più su. Datemi una manciata di lenticchie. Se scampo, tornerò su io; ma
se vedete venire a galla le lenticchie, è segno che io non torno più.
Gli
diedero le lenticchie, e Cola scese in mare.
Aspetta,
aspetta; dopo tanto aspettare, vennero a galla le lenticchie. Cola Pesce s'aspetta
ancora che torni.
Tratto da “Fiabe Italiane”
A cura di Italo Calvino
Einaudi, 1956
Qui di seguito trovate alcune animazioni ispirate alla storia di Cola Pesce. la prima è stata realizzata dalla classe 2F della scuola media E. Fermi di Scandicci, la seconda dall'Istituto Comprensivo D'Assisi-Don Bosco di Torre del Greco
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