La città borghese

Il mondo contemporaneo è il più urbanizzato della storia: un mondo di città in cui, anche al di fuori degli spazi urbani, si sono diffusi stili di vita che un tempo erano tipiche della città
Tutto ciò è l'esito di un lunghissimo processo iniziato con la comparsa delle prime città intorno al 3.000 a. C. e che, a partire dal XIX ha assunto ritmi e dimensioni senza precedenti, inizialmente in Europa, per poi diffondersi al di là dell'Atlantico verso la fine del secolo e, nel corso del Novecento, nel resto del mondo; si pensi che la popolazione mondiale che vive in città, stimata al 2-3% del totale agli inizi dell’Ottocento, è salita al 30% nel 1950 e al 47% nel 2000, per superare poi velocemente la fatidica soglia del 50% nel 2009 con una previsione del 70% nel 2050.

La città, come oggi siamo abituati a pensarla e a viverla, prende quindi forma nel XIX secolo, quando si evidenzia una differenza sostanziale tra le città preindustriali, che pur essendo sede di attività produttive, erano soprattutto centri amministrativi, religiosi, militari e commerciali, e quelle della prima industrializzazione, nelle quali la funzione economica assume un ruolo primario su ogni altra trasformando le città nei centri dello sviluppo economico delle nazioni.


Il Crystal Palace, realizzato a Londra per l'esposizione Universale del 1851

Interno del Crystal Palace durante l'Esposizione Universale del 1851

Pur con differenze anche notevoli, la città europea è ormai la città ‘borghese’ dei quartieri residenziali, di quelli artigiani e operai, dei viali e dei parchi, dei grandi magazzini, delle piazze e dei numerosi monumenti, dei trasporti pubblici, dei musei, dei teatri, delle università e delle società scientifiche, dei cortei e degli scioperi e, soprattutto, della produzione e dei consumi.

Gustave Caillebotte, Giornata di pioggia, 1877
Parigi, Boulevard des Capucines, foto d'epoca

Milano, Galleria Vittorio Emanuele, 1867

Parigi, Grandi Magazzini Printemps, 1865

Due sono le cause convergenti di questo fenomeno: gli sviluppi della tecnica e dell’economia, in particolare dell’industrializzazione e dei trasporti e l'aumento considerevole della popolazione (gli europei sono circa 180 milioni ad inizio secolo e arrivano a 470 milioni nel 1914). Le campagne sono ovunque sovraffollate e, spinti dalla povertà, molti contadini abbandonano le campagne e migrano oltreoceano o nelle città europee, attratti dalle maggiori possibilità di lavoro e di vita, facendo aumentare la popolazione urbana di ben sei volte nel corso del secolo.
L'Europa resta un continente prevalentemente rurale, la cui popolazione vive per la maggioranza in campagna, lavora la terra e ha nell'agricoltura la fonte principale del proprio reddito. Il territorio rurale, però, si è popolato di nuovi insediamenti, per lo più destinati ad ospitare la nuova classe operaia e le città stesse sono cresciute nel numero e nelle dimensioni, mutando radicalmente il proprio volto.


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